Alimentazione e Benessere psicosomatico


In questo post voglio cercare di spiegare cosa si intende per alimentazione consapevole dal punto di vista "psicobiologico" o "psicosomatico" .

Il comportamento umano non è soltanto differente da quello biomedico, ma si pone anche in una dimensione diversa sotto ogni punto di vista.

La psicobiologia o psicosomatica si occupa del comportamento umano studiando il comportamento alimentare nell'esclusiva ottica del miglioramento della qualità della vita della persona, se ne occupa cercando di armonizzare i tre piani sui quali si articolano le attività della nostra vita quotidiana: 

  • Strettamente materiale dell'alimentazione (abitudini)
  • Cognitivo e culturale (pensieri, credenze, convinzioni, alibi)
  • Emotivo e affettivo. (stati d’animo, capacità di gestione dello stress, fame nervosa, alimentazione compulsiva)

La metodologia tradizionale, invece, non si occupa della persona, ma soltanto del suo disturbo, collocandolo all'interno dell'unica categoria che è soggetto di interesse della dietologia medica, tende a operare esclusivamente attraverso il “dire” al paziente come deve mangiare, lasciandolo poi solo di fronte alle innumerevoli difficoltà sperimentate nello stare a dieta.  
Al giorno d'oggi occuparsi di nutrizione non deve più significare occuparsi soltanto del “peso”, bensì dell'uomo nella sua interezza fisica e psicologica, tenendo conto di come la sua storia personale e la sua personalità incidano, positivamente e negativamente, sullo sviluppo del problema e sulla sua soluzione. 

Un fenomeno spesso ricorrente in coloro che si mettono a dieta è il tema della “colpa” ossia, la convinzione di essere  "sbagliato” (es.“sono una persona debole, incostante”) e di essere dunque l’unica causa dei propri insuccessi,  tanto da farlo sentire così scoraggiato e scarsamente abile da non rendergli effettivamente possibile spezzare in alcun modo questo circolo vizioso e da fargli confermare ad ogni nuovo tentativo di dimagrimento l’idea fallimentare che ha di sé. All’opposto si osserva come esistano persone che tendano a collocare la causa dei propri problemi (del sovrappeso dunque, ma non solo) all’esterno di sé, sviluppando un atteggiamento auto-giustificativo ed auto-indulgente.  Inutile dire come entrambi questi atteggiamenti si rivelino disfunzionali; in ambedue i casi infatti condurranno al fallimento dei percorsi intrapresi, al persistere del problema e all’impossibilità di trovarvi una soluzione efficace. 

A differenza del Vecchio Approccio in un percorso psicosomatico (sempre nel rispetto delle competenze del professionista naturalmente) diviene fondamentale rendere il paziente partecipe e responsabile delle sue scelte alimentari, per impedirgli di diventare un mero esecutore di un programma di lavoro che non comprende o non condivide e che come tale sentirà il bisogno di allontanare da sé il più presto possibile.  

LAVORO SPECIFICO SULLA MOTIVAZIONE 

Partendo dal presupposto che la spinta motivazionale è un presupposto fondamentale per la buona riuscita di un percorso di dimagrimento, ma avendo allo stesso tempo presente che non è possibile che essa si mantenga sempre ugualmente viva ed attiva nel tempo,  nei percorsi di addestramento alla gestione del peso si lavora per insegnare all’individuo come reagire di fronte alle fluttuazioni naturalmente presenti nelle diverse fasi del percorso, mettendola utilmente in rapporto con i diversi aspetti e vissuti appartenenti alla vita dell’individuo. 








È attraverso la mente – i pensieri, le convinzioni, i desideri e i bisogni – che imposta la propria vita e gestisce il proprio corpo. Anche l'alimentazione, quindi, e anche la dieta.




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